Con 105 voti a favore, 48 voti contrari e 7 astensioni, i delegati hanno approvato il SÌ all’iniziativa multinazionali responsabili. Per i verdi liberali una società liberale e moderna necessita anche che le aziende svizzere si impegnino per proteggere i diritti umani e la tutela dell’ambiente anche all’estero. Il rispetto di queste norme è riconosciuto in maniera crescente a livello internazionale. Se l’iniziativa dovesse essere accettata, i verdi liberali si impegneranno per un’applicazione ragionevole sulla linea del controprogetto del Consiglio nazionale, che i verdi liberali hanno sostenuto attivamente e a favore del quale l’iniziativa sarebbe stata ritirata. In questo modo la proposta potrà essere applicata in maniera mirata, ragionevole e proporzionata senza penalizzare le aziende elvetiche. Le PMI non saranno toccate, ad eccezione delle imprese in settori ad alto rischio (es.: commercio di oro o diamanti). L’iniziativa si basa sul diritto esistente: l’onere della prova resta invariato (principio di responsabilità del datore di lavoro, diritto processuale). Non ci sarà alcuna “esportazione” del diritto svizzero o delle normative Suva. Il controprogetto “light” è purtroppo insufficiente e non tiene conto delle importanti preoccupazioni sollevate dall’iniziativa.
NO all’iniziativa "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico"
Gli obiettivi dell’iniziativa sono lodevoli, ma la proposta di legge non contribuisce al loro raggiungimento. Invece di vietare determinati beni, il loro utilizzo o l’esportazione, questa iniziativa chiede il divieto di finanziamento alle aziende produttrici. Questa proposta è poco sensata e solleva numerosi punti interrogativi. In maniera molto chiara, i delegati hanno deciso di respingere l’iniziativa con 104 voti contrari, 29 a favore e 12 astensioni. Al contrario i verdi liberali sostengono l’iniziativa pendente 'Contro l’esportazione di armi in Paesi teatro di guerre civili (Iniziativa correttiva)' che vieterebbe l’esportazione nei Paesi in guerra civile o teatro di gravi violazioni dei diritti umani.
Per una digitalizzazione coerente: NO alla legge sull’identità elettronica
Con 85 voti contrari, 46 a favore e 15 astensioni, i delegati hanno deciso di respingere la legge sui servizi d'identificazione elettronica. Sulla via della digitalizzazione, resta indiscusso che la Svizzera abbia bisogno di dotarsi di un’identità elettronica. La maggioranza dei delegati ha considerato però che l’identificazione elettronica dei cittadini sia un compito fondamentale di competenza e responsabilità dello Stato e il suo funzionamento deve quindi restare nelle proprie mani. Assegnare un mandato ad aziende private condurrebbe a una perdita di fiducia da parte della popolazione. Inoltre questi dati sensibili hanno un grande valore nell’epoca digitale. Il rischio di un abuso sarebbe certamente più alto nella variante privata. Inoltre è prevedibile un monopolio quasi perfetto da parte dei fornitori di servizi, ciò che potrebbe portare a dipendenze e a un aumento dei costi. Con la versione pubblica, la supervisione parlamentare potrebbe invece essere svolta meglio, in maniera più diretta e con standard più elevati. Se questa legge sull’identità elettronica venisse respinta, sarà possibile implementare un nuovo modello senza grossi ritardi, basandosi sugli esempi incoraggianti di quanto fatto a Sciaffusa e nel Lichtenstein.