I verdi liberali rivendicano già da molto tempo che in parallelo alla riforma dell’AVS, venga risanato anche il secondo pilastro. Innanzitutto, l’età di referenza per il pensionamento dovrebbe essere equiparata a quella del primo pilastro (in un primo momento questo significa 65 anni per uomini e donne). Secondo, un minore tasso di conversione è urgente da un punto di vista della giustizia intergenerazionale e l’obiettivo deve restare la depoliticizzazione del metodo di calcolo. Terzo, Il dimezzamento della quota di coordinamento mitiga gli effetti negativi per gli impiegati a tempo parziale e migliorerebbe anche la situazione previdenziale di molte donne. Tuttavia, sarebbe ancora meglio abolire la quota di coordinamento e ridurre la soglia di ingresso. I verdi liberali accolgono anche con favore l’allineamento dei crediti di vecchiaia. Questo ridurrebbe i costi non salariali per le persone oltre i 54 anni, e migliorerebbe le condizioni per i disoccupati più anziani a favore di un rientro sul mercato del lavoro. Il processo di risparmio potrebbe essere infine abbassato già all’età di 18 o 20 anni.
Misure compensative mirate invece di un aumento illimitato della rendita
Il cosiddetto “aumento delle rendite” è respinto nella forma attuale. In particolare, è problematico che nel progetto di consultazione, questo sia definito illimitatamente e non molto diversamente da un principio ad annaffiatoio. Al contrario i verdi liberali sono orientati a misure di compensazione mirate, temporanee e basate sui bisogni per la generazione di transizione. Queste misure sono appropriate perché questa generazione è stata sistematicamente svantaggiata in passato, come nel caso della deduzione della quota di coordinamento.